Calci (PI) – Museo nazionale della Certosa monumentale. Le storie dei protagonisti illustri, dei capolavori e degli artisti, dei giardini, degli orti dei monaci e dei preziosi volumi della biblioteca e dell%u2019archivio storico.
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In attesa di una prossima riapertura il museo offre al pubblico sul profilo facebook una serie di approfondimenti, itinerari tematici e inediti punti di vista per scoprire anche a porte chiuse tutto il fascino e le innumerevoli storie del monumentale complesso monastico.
Un focus particolare è dedicato ai giardini dei monaci, spazi non sempre accessibili al pubblico, straordinariamente suggestivi e ricchi di valore simbolico per la vita spirituale dei certosini. Essi rappresentavano l’hortus conclusus dove i padri dediti alla preghiera e alla contemplazione trascorrevano parte delle loro giornate, cercando la perfezione interiore anche nella cura dello spazio verde che diventava un riflesso divino, un “orto delle delizie” in cui godere della visione di Dio. Qui selezionavano con attenzione i fiori da coltivare seguendo la simbologia religiosa come dimostra la presenza del giglio, fiore mariano per eccellenza menzionato diverse volte nel Cantico dei Cantici, nelle sue tante specie: la candida calla, il gladiolo di campo, l’amarillys, il giglio turco, l’iris. Ancor oggi i giardini della clausura conservano una molteplicità di specie coltivate dagli ultimi membri della comunità prima di lasciare la certosa: rose, violette e margherite, melograni il bastone di s. Giovanni e il garofano “carthusianorum”.
Nel XVII secolo la Certosa di Calci godeva di una straordinaria organizzazione del lavoro agricolo e di un florido commercio con il territorio circostante. I Registri delle Entrate danno notizia dell’acquisto di piante edibili come fagioli, lenticchie, fave “da piantare nel nostro orto” oppure piante “di lino di cotone e di canapa da serra per la lavorazione dei panni” e di importanti guadagni realizzati grazie alla vendita “di gelsi del nostro horto, di seta e filaticcio” e all’allevamento del baco da seta.
Il percorso si soffermna sui molti capolavori degli artisti che hanno decorato nei secoli gli ambienti della Certosa, in alcuni casi sperimentando con successo tecniche innovative e strabilianti come la famosa decorazione a trompe l’oeil della cappellina di s. Antonio realizzata nel 1787 dal pittore Pasquale Cioffo. Napoletano d’origine, Accademico delle Arti e del Disegno dal 1783, egli operava a Pisa da diversi anni per una committenza laica ed ecclesiastica esigente e qualificata quando il priore Alfonso Maggi decise di commissionargli la decorazione di una delle nuove cappelle realizzate lungo il lato nord del complesso monumentale. Lo scenografo e creatore di apparati effimeri che amava definirsi “pittore d’architettura e prospettiva” trasformò lo spazio realizzando una spettacolare illusione ottica con finte nicchie e una incredibile pavimentazione geometrica dagli effetti tridimensionali.
La visita prosegue alla scoperta dei protagonisti illustri che legarono le loro storie a quelle della certosa e in un itinerario che segue le tracce del monogramma certosino CAR simbolo ricco di storia, onnipresente ma a volte un po’ celato, composto dalla prime lettere della parola latina Cartusia intrecciate e accompagnate dalla croce che compare nei contesti più disparati e a volte inaspettati disseminato tra opere, affreschi e sculture.
Infine direttamente dall’Archivio storico e dalla Biblioteca monastica si potranno sfogliare pagine dei preziosi manoscritti e leggere curiosi brani tratti dai i giornali d’archivio contenenti i Trattati Capitolari, dove i certosini raccoglievano i verbali delle riunioni tenute per curare gli interessi del monastero o ancora estese dichiarazioni di appartenenza e avvertimenti per i lettori di ignoti proprietario decisi a difendere ad ogni costo le preziose opere “Questo libro è di foglio, chi lo vede non è orbo, se piacesse a qualcheduno se ne vada a comprare uno” … si legge nella seconda di copertina di un’edizione seicentesca delle Lettere scelte del signor di Balzac proprio di fronte a un bel frontespizio inciso e in una copia settecentesca delle Lettere Familiari di Cicerone “Chi questo libro vuole rubare spada e curtello si conviene portare”.
La Certosa ha ancora infinite storie da raccontare, continuate a seguirle sul profilo Facebook.%u200B
Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci
Via Roma, 79 56011 Calci (PI)
drm-tos.certosadicalci@cultura.gov.it
Tel. 050 938430